VISURA

PERUGIA, PG

Genere musicale: ROCK INGLESE


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I Visura nascono nel 2010 dall’incontro fra quattro musicisti di differenti origini musicali e anagrafiche. Emotivamente legati alla gloriosa epoca dei power trio (basso, batteria e chitarra più voce), trovano subito nel rock e nell’hard rock degli anni ’70 e ’80 il loro ambiente naturale.
Dopo i primi mesi e le prime esperienze sul palco, l’evento che cambia la strada dei visura e l’idea di tentare di riprodurre con solo tre strumenti un famoso pezzo degli Iron Maiden, Infinite Dreams, tratto dall’album Seventh son of a Seventh Son del 1988. Il pezzo, come spesso accade con la grande band inglese, presenta numerose armonizzazioni per chitarra e un impianto teatrale che difficilmente si sposava con la presenza di soli tre strumenti sul palco e con la volontà di non utilizzare nessun tipo di registrazioni durante i live. A questo si aggiungeva la prova che spettava alla cantante del gruppo Rossella, per avvicinarsi alla complessa voce maschile dei Maiden.
Nonostante le difficoltà il gruppo entrava immediatamente in sintonia con il brano e lo portava a termine cercando di imporre in esso una propria interpretazione personale, figlia non solo della diversa composizione degli elementi dei Visura, rispetto a quelli dei Maiden, ma anche della volontà di rendere la canzone propria, intima.
La passione profusa e la soddisfazione per il risultato di questa impresa, che sembrava impossibile, ha dato il giro di volta ai Visura che da quel momento hanno capito quale era la loro strada: reinterpretare gli Iron Maiden e riproporli.Da allora la band ha costruito con attenzione e passione un repertorio che taglia trasversalmente 30 anni di produzione del grande gruppo inglese toccando i momenti più alti della loro musica, da quelli più noti, ad alcuni più ricercati, ma sempre attraverso una lettura personale, vissuta come se ognuno di questi brani fosse scritto e pensato per sé stessi. Sul palco si parte così dall’album The number of the beast (1983) con la ballata metal Children of the damned e il capolavoro Hallowed be thy name; si attraversa il disco Piece of mind (1984) per ricordare le note immortali di The trooper e Revelation e l’album Powerslave (1984) con la funambolica Aces High, fino a chiudere gli anni ’80 con il primo amore Infinite Dreams. Il viaggio prosegue con l’album più singnificativo degli anni ’90 Fear of the dark (1992), con la riproposizione dell’immortale title track e della sofferta Wasting love. I Visura tengono a mostrare come gli Iron Maiden non abbiano mai perso smalto, né confinato la propria ispirazione negli anni della gioventù: nel 2003 infatti esce Dance of death, album capolavoro, dal quale i Visura traggono le loro versioni di Rainmaker e No more Lies, ma soprattutto la riproduzione e rilettura della splendida Dance of death, suite di quasi 10 minuti tra le più complesse e belle mai scritte dai Maiden; vera sfida per i Visura riprodurla e massimo orgoglio di suonarla ogni sera, sul palco.Ma i Maiden, chi ama il classic metal lo sa, sono immortali: nel 2006 esce così un nuovo album A matter of life and death, dal quale i Visura traggono i loro ultimi brani in ordine temporale Different World e un altra suite, The reincarnation of Benjamin Breeg, che chiude degnamente, in ordine crononologico, il repertorio.

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